Academy
‘Cosa consiglierei ad un giovane che vuole intraprendere la carriera del make up artist ? Darsi tanto da fare!’.
Giulia Cigarini non ha dubbi: quella del make up artist è una professione fatta di tanta manualità e per esercitarla c’è un solo modo: lavorare tanto, partendo dal basso.
La sua, di gavetta, Cigarini la ricorda bene.
Classe 1975, una passione per l’estetica, il bello e la moda sviluppata sin da bambina anche grazie ad una famiglia di appassionati di pittura. Di acqua, e tempo, sotto i ponti ne è passata da quando incipriava i nasi dietro le quinte del Festivalbar. Oggi il suo stile ha una cifra distintiva, e spazia tra shooting ed editoriali su riviste come Vogue, Elle, Dust Magazine, D La Repubbica, a campagne pubblicitarie per Benetton, Etro, Zara, Giorgio Armani, e sfilate, tra le tante, di Marco Rambaldi, Sunnei, Vivetta.
Cigarini ha iniziato a lavorare nel mondo della moda negli anni 2000: ‘All’epoca andavano di moda le ciglia finta, i rossetti forti e i capelli frisè - ricorda - e io sviluppavo il mio gusto e la mia estetica informandomi principalmente sui giornali. Mi piacevano sguardi e approcci alla professione un po’ diversi: ero attratta da lavori fuori dal coro, non mainstream, magari a volte difficili da digerire nell’immediato o che sono stati compresi molto dopo’.
Il suo lavoro privilegia un’estetica molto pulita e nature. ‘Oggi mi piace osare un po’ di più ma continuo a preferire un’immagine fresca, cool, pulita, che non strizzi troppo l’occhio alla moda del momento’. Una reference? ‘Un classico intramontabile: Kate Moss, anni 90, semplicemente bellissima’.


Una carriera, la sua, che si divide tra set e sfilate, due mondi completamente diversi. ‘Quello delle sfilate è un lavoro molto organizzato: fai le prove del trucco scelto dallo stilista i giorni precedenti, monitori il tempo di cui hai bisogno, individui un team di truccatori fidati coi quali lavorare, e poi via, in passerella è buona la prima. Sui set invece, è tutta un’altra storia: puoi giocare, e osare, un po’ di più anche perché si instaura un altro tipo di relazione con fotografo e stylist’. Una relazione che si impara a costruire avendo tanta pazienza e ancora più umiltà. ‘All’inizio non osavo mettere bocca, eseguivo il lavoro rispettando le indicazioni precise che ricevevo. Acquisendo sicurezza, manualità, e un mio gusto estetico definito, ho imparato a portare il mio tocco nei lavori che faccio, come l’improvvisazione dell’ultima ora che è quello che mi riesce meglio’.
Quello dei set è uno stile che si evolve realizzandolo, e bisogna avere la giusta attitudine e malleabilità per fare e disfare un look senza perdersi d’animo. ‘Le modelle sono dei fogli bianchi su cui vado a scrivere una storia ogni volta diversa, ma il trucco non è un lavoro replicabile in serie - ci svela - bisogna togliere o aggiungere, anche ripartendo daccapo, mantenendo sempre i nervi saldi e imparando a gestire bene lo stress’.
Abbiamo chiesto a Giulia come segue le novità in termini di strumenti e prodotti. ‘Restare aggiornati sulle nuove tendenze è un lavoro nel lavoro. In passato si tendeva ad usare prodotti specializzati solo per make up artist, negli ultimi anni questa tendenza si è letteralmente invertita ed è sempre più frequente utilizzare marchi noti anche ai consumatori. Questo perché quello del make up è un mercato in costante crescita e la qualità è esponenzialmente aumentata’.
Come sopravvivere e non restare fagocitati da tutta questa offerta? 'Il segreto sta nel trovare una base di prodotti che restano delle certezze e poi di volta in volta provare e sperimentare cercando di trovare la miglior combinazione. Ma occhio a non farsi prendere la mano!'
Il mondo dei professionisti del fashion make up è cambiato negli anni?
Giulia non ha dubbio: i giovani truccatori, oggi, hanno più canali per farsi notare, a partire dai social network che garantiscono una vetrina privilegiata e internazionale. ‘Negli anni 90, se non avevi un’agenzia e se non abitavi a Milano facevi molta più fatica, dovevi contattare personalmente stylist, fotografi e riviste ma, una volta creato un canale, non avevi tantissima concorrenza’.
Oggi è esattamente l’opposto. ‘Come si riesce ad emergere allora?’ le abbiamo chiesto.
‘Fuori dai social entra in gioco la parte più importante del lavoro: la capacità di creare relazioni, di saper lavorare in team, di sapersi adattare a contesti ogni volta diversi, saper gestire le difficoltà e soprattutto fare tanta gavetta. Se pretendi di iniziare dall’alto hai già sbagliato’.
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